Penso che tutti abbiamo avuto modo di confrontarci nella vita con la vicenda di colui che Collodi veste con il nome di Lucignolo per il "suo personalino asciutto, secco e allampanato, tale e quale come lucignolo nuovo di un lumino da notte", conservando impressa nella mente la morale della favola nella quale Pinocchio lo rinviene morente nella stalla dell'ortolano Giangio.
Nel nostro caso l’avventura nel “paese dei balocchi” propone un
esito diverso, potremmo dire un’interessante appendice quale quella che ha affollato
i miei pensieri quando, dirigendomi allo spogliatoio per cambiarmi e prendere
servizio, ho intravisto riassettata la camera 2. Lucignolo se n’è andato. Oggi
niente massaggio ai piedi, thé con i
biscotti e neppure passeggiata in giardino parlando alle viole della loro
riposta bellezza tra le foglie di autunno ancora disseminate e mai raccolte.
Lucignolo era attento a queste cose, fiscale a riguardo di quello
che dovevano fare gli altri, proprio come chi non sa pretendere da sé e le
scuse le ha esaurite nei propri confronti. Ho spinto sulla carrozzina
attraverso i viali le parole ed i sentimenti di una vita sciupata, a volte,
anche momenti di lacrime di paura. Sapeva tutto della sua prognosi, cosciente
di essersi bevuta la vita come una gustosa aranciata e di aver impegnato i
giorni in una frenetica danza. Gli bruciava forte la sete di provarci ancora in
un altrove che non riusciva a circuire.
Aveva vissuto la malattia come il tempo della salute adeguandosi
a percorsi e sentieri senza pedaggi da pagare, barattando il suo essere e la
sua inadeguatezza come occasione di cura e di attenzione da parte degli altri. Mi sono chiesto se mai avesse percepito il
calore di un amore vero capace di renderlo a sua volta intraprendente premura, ardente
ed amante iniziativa. Non ho avuto occasione di approfondire l’argomento, né
mai i ricordi di cui mi ha fatto partecipe si spinsero in questa direzione. Ho
raccolto però una conferma al laghetto, a contatto con i germani: volle a tutti
costi alzarsi dalla carrozzina e, barcollante, provare ad avvicinarli,
accreditando un suo saperli accudire a motivo di una vita in cascina, con anatre,
polli e conigli.

Le anatre si rivelarono l’argomento privilegiato di una
primavera allo sboccio: la coppia, la fedeltà, lo stagno, la cova, la cura, gli
anatroccoli e la vita buona ci condussero su sentieri comuni fino giustificare
la speranza che è il respiro della vita. Le ali delle anatre si rivelarono
argomento convincente e adatto non solo a giustificare la ricerca di un luogo appropriato
per nidificare, ma ci consentirono di accostare
il futuro che ci viene incontro, che conosciamo ancora prima di incontrarlo. Un
futuro sperato e già disponibile dentro la nostra attesa, altrettanto
giustificata al pari dell’attesa dell’anatra che attende i piccoli di cui non
conosce il volto.
Lucignolo coglieva la forzatura del mio intento ma
accondiscendeva a vestire la sua sete con le piume del germano reale,
stringendosi nella coperta scarlatta, intimidito nelle fresche ombre del viale.
Faceva memoria di un sé che pungeva di dentro e intendeva spuntare con la forza
di un germoglio. Ogni desiderio che, come una meteora, riesce a fare breccia
nella nostra indurita scorza, vi attizza
un dramma e ci espone alla decisione di accoglierlo o rifiutarlo. Accende la
vita che vi si affida o soffoca nella incredulità, poiché il rischio e la
speranza si accompagnano all'affidamento e mai alla incredulità.
Lo accompagnai al Bar, si rifornì di caramelle, e poi
tornammo silenziosi verso il padiglione, cercando di schivare le buche di un
tracciato provato dalle intemperie e dalla mancanza di cura. Mi chiese di stare
ancora alcuni momenti in sua compagnia e poi si distese nel letto lamentando un
dolore che provvedemmo a rintuzzare.
“Mi fai i massaggi oggi?” fu la prima domanda che mi rivolse
appena mi avvicinai al suo letto due giorni dopo. Era più loquace del solito e
mi importunò con qualche domanda personale alle quali risposi vagheggiando
finchè diede termine a quel suo curioso gioco. Capivo che si portava dentro
qualche cosa di incandescente che non riusciva a pinzare e alla fine, mentre
gli portavo il thé con i biscotti sbottò con questa affermazione quasi volesse
colpevolizzarmi di qualche cosa: “Non ho dormito la notte scorsa, mi faceva
male la spalla”.
Capii al volo la domanda di aiuto e feci seguito con questa
affermazione: “Non solo ti faceva male qualcos'altro.” Lo aiutai poi a vestirsi
per uscire nel parco e mentre mi partecipava la sua ansia gli feci notare come
proprio questa si alimentasse alla speranza, alla tensione che si portava
dentro verso un tempo ed un luogo di pienezza. Viveva dentro di sé il dramma di
giungere alla decisione di rinunciare definitivamente a vestire i panni della
disperazione. Aveva intravisto, nella parte più intima di sé, la possibilità di
un affidamento cosciente, personale, definitivo alla pienezza che tutti
speriamo di incontrare.
Nei giorni successivi, fintanto che riuscì a sopportare il
dramma della sua decisione, mi chiese di stargli vicino e volle che scegliessi
dei brani della Bibbia da leggergli. Cosa che feci volentieri figurandomi di
riconoscerne l’intimità. L’ultimo brano,
che volle scegliere personalmente, iniziava in questo modo: “Un dottore della
Legge si alzò per metterlo alla prova: “ Maestro che devo fare per ereditare la
vita eterna?......... e finiva con: “Va e anche tu fa lo stesso”.
Un sussulto di gioia ho provato nel pensare che la vita di
Lucignolo, guardata con occhio più benevolo di quello di Collodi, conferisca
alla favola una morale impossibile, quale quella autorizzata dalla speranza, vestita
dalle piume di un germano reale.
Achille Tironi
I Fiori per Lucignolo
All'arrivo in Hospice abbiamo pensato che per tranquillizzare Lucignolo fossero adatti, oltre a Rescue anche Vine e Beech.
Successivamente, caduta la prima "buccia di cipolla", sono emerse le paure e così abbiamo predisposto un nuovo mix: Vine e Beech con Rock Rose, Mimulus e Sweet Chestnut.
Negli ultimi giorni abbiamo sostituito Beech, oramai non più necessario, con Walnut e così la miscela che lo ha accompagnato nei suoi ultimi giorni comprendeva Vine, Rock Rose, Mimulus, Sweet Chestnut e Walnut.
Maria Chiara Verderi