SCINTILLA, IL DOLORE E I FIORI DI BACH

di Maria Chiara Verderi



Scintilla, una piccola gattina trovatella scampata insieme ad una sorellina e a un fratellino a bande di cani randagi, è arrivata a casa mia il 2 giugno 2014.

In poco meno di un secondo è riuscita a conquistare definitivamente sia mia figlia che me grazie al suo carattere gioioso, indomito, guascone e purtuttavia tenerissimo.

I guai e i disastri che ha combinato in successione precisissima non si contano, il subbuglio che ha portato in una casa fino a quel momento fin troppo tranquilla è stato dirompente.

La si poteva vedere arrivare con aria da bulletto di periferia qualunque, e sottolineo qualunque, attività fosse in corso in quel momento. Sempre presente, sempre curiosa, ficcanaso all'inverosimile, candidamente prepotente e ogni tanto con inaspettati momenti di disarmante e incrollabile fiducia ha riempito in un battito di ciglia ogni spazio e tutto il tempo.

Ma caratteri così particolari e notevoli sembra che non possano resistere troppo a lungo qui sulla nostra Terra e così la mia adorata Scintillina, proprio come il suo nome suggerisce, trascorso un anno divertente, tragicomico, scoppiettante e grandioso, in quattro e quattrotto se n'è tornata sul suo strambo pianeta oltre le nuvole.

Chi lo sa, forse ci aveva dedicato troppo tempo e chissà quali altre incredibili missioni aveva da portare a termine altrove.

Il 28 luglio 2015, ad appena un anno di età, è partita per chissà dove lasciando un vuoto e uno sgomento incolmabili.

E' solo un gatto, in fondo, è mai possibile soffrire così tanto per un gatto?

Oh si, ve lo garantisco, è possibilissimo.

E così, da brava consulente e insegnante del Bach Centre, dapprima grazie all'affetto di care amiche e amici e poi da sola, ho curato con i miei amati Fiori tutte le emozioni che a valanga sgorgavano da me.

La preoccupazione per lei prima che se ne andasse, lo choc, il terrore, la rabbia furiosa, il rancore e l'ingiustizia, la nostalgia, il continuo rimuginare, il senso di colpa e la disperazione. Tutto il solito corredo che travolge e impedisce persino di respirare quando chi ami se ne va per sempre.

Mi sono trovata a desiderare di trovarmi davanti il Destino per potergli squarciare il petto e strapparne il cuore a brandelli piccolissimi, sono crollata a singhiozzare senza alcun ritegno in luoghi improbabili e davanti a persone sbalordite, mi sono dovuta appoggiare ai muri per la strada, boccheggiando, alla ricerca di un sostegno e di ossigeno.

E questo per giorni e giorni, uno smarrimento che non accennava a smettere.

Sì, i Fiori alleviavano la pena, è vero. In pochi giorni quell'acutissimo dolore fisico al cuore è svanito. La rabbia si è sgonfiata. Il senso di colpa ha perso vigore.

Però il dolore al ventre, come se ci fosse acquattato un mostro con zanne e artigli affilati che mordeva senza pietà, quello c'era sempre. Così come quel cupezza senza appigli.

Ieri mattina, senza quasi più energie, mi sono costretta ad una feroce autoanalisi perchè non è possibile, i Fiori aiutano sempre, aiutano tutti, aiutano in ogni frangente della vita. Ma perchè non riuscivano ad aiutare proprio me, proprio adesso, proprio in questa circostanza? Cosa non avevo considerato in tutta questa faccenda?

Così ho cominciato a pensare, come dice una mia carissima amica, da sola, nel buio della mia cameretta.

Cosa provo? Cosa sento? Cerchiamo di definire quello che mi sta capitando, cerchiamo la parola esatta per dipingere la mia emozione predominante.

E la parola, infine, è arrivata: sto così male perchè provo ..... biasimo! Ecco! Eccola lì la parola giusta, quella davvero precisa per definirmi in questo momento. Io - Provo - Biasimo!

Biasimo? Ma chi? Io? Ma dai, non è possibile! Non scherziamo!

E invece sì! Proprio io, veramente, quello che provo è biasimo!

Biasimo per il Destino che ha messo in atto una ingiustizia così grave e così palese, lei amava così tanto vivere, trovava così irresistibilmente interessante qualunque cosa, era così intensamente amata, perchè portarla via così presto, biasimo per chi ha tolto di torno un esserino così incredibilmente unico e particolare rendendo il mondo infinitamente meno bello di quello che avrebbe potuto essere, biasimo per l'incapacità della scienza di trovare un medicamento per ogni male, per chi non è stato in grado di consegnarmi una qualche pastiglia o un incantesimo per poter polverizzare definitivamente tutti i virus e tutti i sintomi, per chi ha inviato quel caldo esagerato e soffocante che aggiungeva sofferenza alla sofferenza, per chi mi guardava e non capiva quello che provavo, per chi mi diceva "è solo un gatto", per le persone in coda dal veterinario, al supermercato, in farmacia, sul lavoro, che con le loro sciocchezze mi facevano stare lontana da lei e ritardavano o intralciavano ciò che andava fatto,....



E poi ho capito quanto fossi immersa, e da quanto tempo, senza rendermene conto, in questo mood.

Ho ripensato ai rapporti di lavoro, interpersonali e familiari senza sconti, senza concedermi scusanti.

Ho pensato a quello che veramente provo riguardo ai grandi temi, a quel che penso degli esseri umani che trattano la Natura in un modo indicibile e che si definiscono "specie superiore", ho pensato ai miei giudizi riguardo l'indifferenza, la violenza, l'arroganza, la prevaricazione, la miopia, le scelte sbagliate. Ho preso coscienza di quanto fossi indignata.

Ragazzi! E' stata una epifania! Gli addetti ai lavori chiamano questa presa di coscienza un "insight" ma, forse, si potrebbe meglio definire questo come una "benedizione".

Per farla breve ho potuto individuare, finalmente, il rimedio giusto per me in questo preciso momento: Beech, il rimedio per chi critica troppo.

Non è la prima volta che lo utilizzo, ovviamente. E' però la prima volta che capisco quanto questo modo di pensare permei il mio modo di affrontare la vita. E' la prima volta che mi accorgo che non sto criticando qualcosa di particolare relativo a un momento e a un'occasione circoscritta ma mi rendo conto che è proprio un modo di essere di questo periodo. Sono una criticona presuntuosa troppo incline a giudicare.

E' anche la prima volta che "sento" proprio dentro, nel mio corpo, quanto questo faccia male, come provochi un dolore che è prettamente fisico.

Quante volte ho spiegato ai miei allievi che proprio in questo particolare rimedio, che definisce uno tra i "difetti" che più fatico a tollerare (ma guarda un po'!), io ho sempre trovato la quintessenza della grandezza del dottor Bach! Quante volte ho letto la definizione originale con una fresca e intatta meraviglia, ogni volta come fosse la prima! Declamavo:

"Pensiamo a quanto siano "antipatici" i criticoni, quelli a cui non va mai bene nulla di quello che fanno gli altri, pensiamo a quanto ci siamo sentiti feriti da queste persone e poi leggiamo come il dottor Bach li definiva:

Beech - Per quelli che sentono il bisogno di vedere maggior bontà e bellezza in tutto ciò che li circonda e, benchè molto appaia sbagliato, sentono di vederne le potenzialità. Per essere più tolleranti, indulgenti e comprensivi rispetto ai diversi modi in cui ciascun individuo e tutte le cose si impegnano per raggiungere la propria perfezione finale.

Capite? I "criticoni", coloro che sono soliti giudicare, in realtà sono persone che soffrono perchè non capiscono le persone che non vedono e non perseguono bontà e bellezza nel loro stesso modo! Pensiamoci quando ne incontreremo uno. Il dottor Bach diceva anche:

(...) Per quanto meschino possa apparire un essere umano o un animale. dobbiamo ricordare che porta in sè la scintilla divina, che è destinata a crescere in modo lento ma sicuro, fino a irradiare lo splendore di Colui che ha creato questo essere. In questo senso il problema del giusto e dell'ingiusto, del bene e del male, è puramente relativo. (...) Quello che noi definiamo ingiusto, o male, in realtà non è che un bene nel posto sbagliato, e quindi si tratta solo di un concetto relativo."

Leggere queste frasi mi commuove ogni volta, mi sembra che il cuore si apra e si colmi di speranza e di consolazione.

Proprio grazie a queste frasi credevo di aver capito quale fosse il problema degli individui in stato Beech, credevo di capire quanto dovesse essere difficile e doloroso per loro.

Non avevo capito invece che questa era solo teoria fino a che in questi giorni quel dolore io l'ho provato, l'ho sentito, l'ho riconosciuto. In me è un dolore come sentirsi mordere la pancia dal di dentro ed è orribile. E questo dolore io non lo voglio più. E nemmeno voglio più ragionare così!

Ebbene: mi sono preparata di corsa una bottiglietta e voi non ci crederete! I morsi sono cessati! Il cupore si è dissolto. Per combinazione ho avuto modo di incontrare persone con cui sono in teso conflitto da tempo, ("Perchè è colpa del loro pessimo carattere") e... per la prima volta abbiamo avuto una interazione incredibilmente serena. Erano anni che questo non succedeva! All'improvviso la vita è ricominciata.

Certamente il dispiacere per aver perso la mia Scintillina c'è ancora, un lutto non si risolve così in fretta, ha bisogno di tempo e di tanta cura per stemperarsi, anche se chi se ne va è "solo" una gattina.

Certamente andrò avanti ancora un po' a scoppiare in lacrime ogniqualvolta mi verrà in mente lei.

Certamente avrò ancora bisogno di curare la nostalgia e dovrò accettare l'inaccettabile.

Certamente il lavoro con Beech chissà quali altri stati emotivi scoperchierà. Lo sappiamo tutti che il lavoro con i Fiori è simile allo sbucciare le cipolle: sciogliere uno stato d'animo permette a quello sottostante di emergere e così via, uno strato dopo l'altro finchè, chissà quando, arriveremo alla nostra vera essenza, pura e intatta.

Ancora una volta ho capito perchè mi affido spesso ai Fiori. Ancora una volta mi sono meravigliata di come sia bello e confortante questo metodo. Ancora una volta ho ringraziato commossa il nostro Dottore, ma, io dico, come avrà fatto ad arrivare a tanto?

Chiuderò con una frase che mi fa molto sorridere e che mi viene riportata con puntualità quasi matematica quando qualcuno decide di prendere i Fiori per la prima volta e non lo fa perchè ne sia convinto ma esclusivamente per non farmi rimanere male o perchè non ha il coraggio di dirmi di no:
"Oh! Ma lo sai che i Fiori funzionano davvero?!?!?!"

Oggi è il mio turno di esclamarlo, lo faccio con voi, con una meraviglia e una gioia che non si chetano mai e che riemergono periodicamente come fosse la prima volta, immaginatevi che ve lo urli, raggiante, incredula e piena di allegria:

Ehi, ragazzi! ma lo sapete che i Fiori funzionano davvero?!?!?!



Maria Chiara Verderi con Scintilla
testo e foto